Intervista di Alessandro Fusillo su Border Nights di Fabio Frabetti dal titolo “COME FERMARLI?” (Puntata 75).
La puntata è stata dedicata al discorso pronunciato da Javier Milei al WEF, un forte attacco ai globalisti riuniti a Davos e un’affermazione dei valori e della tradizione culturale libertaria, anarcocapitalista e dell’economia austriaca.
Milei parte dalla constatazione che l’occidente è in pericolo a causa dell’adozione di ideologie collettiviste da parte di una casta di parassiti impegnata a difendere i propri privilegi. Il collettivismo, cioè il socialismo nelle sue varie forme (comunismo, fascismo, nazismo, socialdemocrazia, keynesismo, sovranismo) conduce invariabilmente alla povertà mentre il capitalismo è stato il motore del più spettacolare e duraturo progresso economico l’umanità abbia vissuto. Ciò che intende Milei per capitalismo non è il sistema moderno (da alcuni impropriamente chiamato neoliberista) in cui alcune grandi aziende privilegiate dall’alleanza con gli stati (o a volte proprietarie esse stesse degli stati ed in grado di manovrarne i rappresentanti come burattini) godono di una rendita di posizione, fondata sulla stampa di denaro e sulla regolamentazione soffocante, a scapito dei veri imprenditori che sono coloro il cui profitto dipende dal fatto che rischiano e che, vendendo beni o servizi migliori al minor prezzo possibile, svolgono una funzione sociale a beneficio di tutti.
Milei rifiuta l’accusa di egoismo rivolta all’imprenditore capitalista e la pretesa di superiorità morale del sistema collettivista. La cosiddetta giustizia sociale è ingiusta e violenta poiché è finanziata attraverso l’estorsione fiscale. Quanto più alta è la tassazione tanto minori sono la libertà e il benessere.
Al contrario il processo di continua scoperta in cui consiste il mercato è moralmente superiore al collettivismo perché le interazioni avvengono volontariamente e si basano sul principio di non aggressione. Se gli scambi avvengono su base volontaria non ha senso parlare di fallimento del mercato. Vi è fallimento solo allorché lo scambio sia distorto dalla coercizione che è sempre riconducibile agli stati che, in quanto monopolisti della violenza, sono gli unici a poter impiegare la coercizione in modo sistematico e su vasta scala. La distorsione del sistema di libero mercato conduce all’impossibilità del calcolo economico e, da ultimo, alla povertà.
L’idea degli economisti neoclassici che il mercato avesse bisogno di correzioni per eliminarne i fallimenti ha condotto al collettivismo in cui ci troviamo e ad una regolamentazione burocratica che sta alienando l’occidente dai suoi valori e lo sta conducendo verso la povertà. I collettivisti promuovono una guerra tra uomini e donne e intendono mettere gli esseri umani contro la natura attraverso le politiche abortiste e di controllo della popolazione. Queste ideologie neomarxiste distruggono il senso comune e realizzano il programma socialista con altri mezzi. Non è più necessario l’esproprio dei mezzi di produzione, è sufficiente impadronirsi dell’economia attraverso la regolamentazione burocratica e la stampa di denaro.
Contro questa distruzione dei valori occidentali è necessario tornare ai valori del libertarismo, cioè ad un sistema sociale fondato sul rispetto senza restrizioni del progetto di vita altrui, sulla tutela dei diritti fondamentali: vita, libertà e proprietà privata. L’imprenditore in quanto creatore di benessere e ricchezza è il vero eroe, il benefattore della società. Egli ha il compito di ribellarsi alla casta politica e di recuperare la libertà di produrre e scambiare.
L’Argentina, assicura Milei, sarà una terra in cui gli imprenditori potranno ritrovare la libertà che il soffocante apparato di regole burocratiche nega loro in tutto il resto del mondo.
Il discorso si è concluso, come sempre, con il motto di Miei: ¡Viva la libertad carajo!