Uno dei nuovi mezzi di controllo dei cittadini è la carta d’identità elettronica (CIE) che in molti Comuni viene proposta come unica possibilità, visto il rifiuto da parte dei funzionari di rilasciare la vecchia carta d’identità cartacea. In questa breve guida cerchiamo di capire come funziona la CIE, cosa fare per evitare di farsela assegnare e come limitare i danni.

Anzitutto è bene ricordare che secondo l’art. 35 del DPR 445/2000 la carta d’identità non è un documento necessario. Essa può essere sostituita da una serie di altri documenti che sono: il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici, il porto d’armi e le tessere di riconoscimento munite di fotografia e di timbro rilasciate da un’amministrazione dello Stato.
Inoltre, ai sensi dell’art. 45 del DPR 445/2000 i documenti scaduti continuano ad essere validi e possono essere utilizzati. Chi sia in possesso di un documento di identità scaduto può utilizzarlo come prova degli stati, delle qualità personali e dei fatti in esso contenuti allegando una fotocopia del documento sotto alla quale si potrà scrivere e firmare la seguente dichiarazione: “Ai sensi e per gli effetti dell’art. 45 DPR 445/2000 si dichiara che gli stati, le qualità personali e i fatti contenuti nel documento sopra copiato non hanno subito variazioni dalla data del rilascio.”
Ovviamente questo non vale se è necessario utilizzare il documento per l’espatrio. In questo caso è necessaria una carta d’identità in corso di validità.

Come fare per evitare il rilascio della CIE

In alcuni casi i Comuni sono obbligati a rilasciare la vecchia carta d’identità cartacea. Si tratta delle seguenti ipotesi:

–    motivi di salute che impediscono al soggetto di recarsi presso gli uffici comunali;
–    viaggio all’estero in data imminente;
–    visita medica per accertamento invalidità in data vicina;
–    partecipazione a concorsi pubblici in data imminente;
–    consultazione elettorale.

Pertanto, chiunque si trovi in una simile situazione può chiedere il rilascio del documento cartaceo a vista.

Quali sono i dati che la CIE deve contenere obbligatoriamente

Il titolare e richiedente della CIE mantiene un elevato livello di controllo sul contenuto della CIE e sulle informazioni date all’amministrazione che la rilascia. Infatti, ai sensi dell’art. 66, commi 3 e 4, del decreto legislativo 82/2005 ci sono dei dati obbligatori e dei dati facoltativi che il richiedente può scegliere di non inserire nella CIE.

Dati obbligatori
– i dati identificativi della persona, cioè nome, cognome, luogo e data di nascita
– il codice fiscale

Dati facoltativi, a richiesta dell’interessato
– gruppo sanguigno,
– scelta se donare gli organi,
– dati biometrici primari (immagine del volto) e secondari (impronte digitali) con esclusione, in ogni caso, del DNA,
– numeri di telefono,
– indirizzi di posta elettronica.

Attenzione: È possibile che l’incaricato del rilascio della CIE vi dica che ai sensi del decreto ministeriale dell’8 settembre 2022, del decreto ministeriale del 23 dicembre 2015 o dell’art. 3 TULPS è necessario il rilascio dei dati biometrici. È falso. La norma di legge che regola la CIE (art. 66, commi 3 e 4, del decreto legislativo 82/2005) prevede solo i dati obbligatori indicati sopra per cui è lecito RIFIUTARE IL CONSENSO degli altri dati.

In altri casi i funzionari dei Comuni hanno fatto presente che secondo il Regolamento UE 2019/1157 il rilascio delle impronte digitali sarebbe obbligatorio. Non è così. Il Regolamento 2019/1157 si riferisce alle CIE per la circolazione nell’UE. Pertanto, in caso di rifiuto di rilascio delle impronte digitali il Comune rilascerà una carta d’identità non valida per l’espatrio. Inoltre, il Regolamento 2019/1157 rinvia quanto ai dati biometrici alla decisione della Commissione C(2018) 7767 del 30.11.2018 che prevede per i dati biometrici l’incorporazione degli stessi solo nel chip presente sulla carta d’identità e non la loro conservazione da parte del Comune.

Attivazione della CIE

La CIE, per funzionare, deve essere attivata con un’applicazione per telefonia mobile. Pertanto, anche quando ci avranno consegnato la nuova carta d’identità elettronica continueremo ad utilizzarla esattamente come abbiamo fatto con quella cartacea, evitando di attivarla. Con questo sistema cercheremo di sottrarci al controllo digitale del Leviatano statale.

Lo SPID

L’alternativa alla CIE resta lo SPID (sistema pubblico di identità digitale). Si tratta di un sistema molto meno invasivo in cui una società abilitata alla certificazione rilascia un certificato digitale attestante l’identità del titolare. Le società che rilasciano lo SPID (molte anche gratuitamente) si limitano ad acquisire una copia del documento di identità e il codice fiscale che è meglio comunicare attraverso la tessera dell’Agenzia delle Entrate o il certificato di rilascio del codice fiscale e NON mediante la tessera sanitaria. Pertanto, lo SPID è una forma di identità digitale molto meno invasiva della CIE, senz’altro da preferire per tutti coloro che siano costretti ad avere una identità digitale, ad esempio per ragioni lavorative.

https://youtu.be/POdSvH0XU5c