LA REGIONE PUGLIA E IL VACCINO CONTRO L’HPV E IL VIRUS SINCIZIALE
Ecco il link ad un nuovo video sulla legge regionale pugliese concernente la vaccinazione anti-HPV:
La Regione Puglia è preoccupata per la nostra salute. Molto preoccupata. Tant’è che la prima legge emanata nel 2024 ha voluto rassicurare i cittadini pugliesi che “la Regione tutela la salute pubblica quale diritto fondamentale dell’individuo e della collettività e riconosce come prioritaria la promozione della salute dei cittadini, individuando la vaccinazione quale strumento indispensabile di prevenzione primaria”. Evidentemente la Regione Puglia ha voluto surclassare la costituzione che all’art. 32 dice che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. La sottile equiparazione tra il diritto individuale e l’interesse della collettività, cioè dei politici in carica, è indicativo della pericolosa deriva collettivista del nostro paese che anche questa legge pugliese prova ancora una volta. Per raggiungere gli alti scopi che si sono dati, i politici pugliesi hanno previsto un ampio piano di invito individuale alla vaccinazione contro l’HPV, cioè il virus del papilloma umano, un agente patogeno che solitamente non dà sintomi e si risolve da sé, ma che in alcuni casi può comportare delle lesioni del collo dell’utero che in alcune rarissime ipotesi degenerano in formazioni tumorali. È bene sottolineare che il vaccino contro l’HPV non fa parte di quelli previsti come obbligatori dalla famigerata Legge Lorenzin. In Italia ci sono circa 2500 casi all’anno di questo tumore (https://www.salute.gov.it/portale/tumori/dettaglioContenutiTumori.jsp?id=5539&area=tumori&menu=vuoto). In Puglia, pertanto, dove vive circa il 7% della popolazione italiana, i casi dovrebbero essere 175 all’anno.
Non contenti dei loro sforzi per combattere questo flagello, i legislatori pugliesi hanno sentito l’urgente bisogno di modificare la legge 1/2024. Con una nuova legge già approvata e in corso di promulgazione e pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia (chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://giac.consiglio.puglia.it/web/files/view/12882), il Consiglio regionale ha deciso di alzare la posta e prevedere un ampio piano di indottrinamento, destinato ai giovani tra gli 11 e i 25 anni e finalizzato a convincerli della grande utilità della vaccinazione contro l’HPV, allo scopo di superare le perplessità che magari possono derivare dal fatto che, mentre il tasso di mortalità per il tumore del collo dell’utero è di 2,3 casi ogni 100.000 persone, quello degli effetti avversi di uno dei principali vaccini contro l’HPV è di ben 85 casi ogni 100.000 (https://childrenshealthdefense.org/news/25-reasons-to-avoid-the-gardasil-vaccine/).
Per questa ragione i prodi legislatori pugliesi hanno deciso di introdurre un nuovo concetto, quello del dissenso informato. Ai fini dell’iscrizione a scuola o all’università, così prevede il nuovo art. 4 bis della legge regionale 1/2014, i genitori dei minorenni e gli studenti tra i 18 e i 25 anni dovranno presentare, alternativamente, la documentazione attestante la vaccinazione, l’avvio del programma di inoculazione, il rifiuto alla somministrazione o l’espletamento di un colloquio in cui il personale della sanità pugliese magnifica le doti del vaccino in questione. Probabilmente qualcuno in seno al Consiglio regionale pugliese si deve essere reso conto del fatto che l’istruzione è un diritto, che è obbligatoria fino a sedici anni, e che l’accesso alle scuole e alle università è aperto a tutti, anche a quelli che non condividono l’entusiasmo dei legislatori pugliesi per il vaccino contro l’HPV. Nel nuovo art. 4 bis è stata inserita, dunque, una clausola di buon senso: “salvo formale rifiuto”.
Pertanto, quando i genitori pugliesi o gli studenti maggiorenni chiederanno l’iscrizione a scuola o all’università e un solerte burocrate esigerà che adempiano alle draconiane disposizioni della nuova legge, potranno rispondere: “rifiuto formalmente di fornire qualsiasi documento concernente la vaccinazione contro il virus HPV o il rifiuto della stessa”.
Perché è opportuno rifiutarsi di fornire informazioni?
Lo scopo della legge è quello di schedare i renitenti al vaccino e, comunque la si pensi sull’utilità di questo trattamento, essere schedati come una mandria di vacche è una pessima idea. Le scelte sulla salute sono individuali e private e non riguardano né lo stato né la Puglia. Inoltre, i dati riguardanti la salute e la somministrazione di farmaci non possono essere trattati dal personale scolastico o universitario (art. 2, comma 2, lettera i) del GDPR) perché non sono professionisti tenuti al segreto professionale, come ad esempio i medici, sicché il trattamento delle informazioni concernenti la vaccinazione anti-HPV sarebbe comunque illegale.
Già che c’erano i legislatori pugliesi hanno infilato nella nuova legge anche la previsione che tutti i neonati e i bambini debbano essere vaccinati contro il virus sinciziale (una forma di raffreddore generalmente innocua che in alcuni casi rari può dare complicanze). Non si tratta di una vaccinazione obbligatoria perché non è prevista dal lungo catalogo della Legge Lorenzin. Pertanto, raccomando a tutti i genitori che non vogliano sottoporre i bambini a questa inoculazione a prestare molta attenzione e a far presente per iscritto ai reparti maternità che proibiscono l’effettuazione della vaccinazione contro il virus sinciziale.
Ricordiamo sempre che queste perle della legislazione regionale non sono certo gratuite. I consiglieri regionali pugliesi, per fare dono alla popolazione della loro saggezza, incassano tra i 10 e i 13mila euro al mese a spese dei malcapitati cittadini, costretti a finanziare un organo legislativo inutile e dannoso, come tutti i parlamenti regionali, nazionali e sovranazionali. Non abbiamo bisogno di legislatori. Ci sono troppe leggi, quasi tutte inutili, moltissime dannose alla libertà e alla proprietà dei cittadini. Le poche che sono di buon senso e meritano di essere mantenute derivano da una lunga tradizione giuridica millenaria e sono state inserite nei codici per far credere di avere una derivazione statale, mentre non sono altro che l’appropriazione da parte degli stati di una scienza, quella del diritto, di cui sono i distruttori. Le leggi, come insegnava Bruno Leoni, non possono essere create, ma devono essere scoperte in una lunga evoluzione.
Il miglior governo, come diceva Thoreau, è quello che governa di meno e il governo eccellente è quello che non governa per niente. Auguriamoci che tutti i legislatori, pugliesi e no, si attengano a questa saggia massima.
Cosa fare se il personale scolastico o universitario chiede la documentazione prevista dalla L.R. 1/2024?
In seguito alle modifiche della legge 1/2024 la Regione Puglia ha introdotto un nuovo obbligo ai fini dell’iscrizione degli studenti nelle scuole e nelle università. Infatti, il personale addetto all’iscrizione, dovrà chiedere informazioni in merito alla vaccinazione contro il Papilloma virus (HPV). La legge prevede una serie di opzioni, ma quella da scegliere è il “formale rifiuto” a fornire informazioni.
Pertanto, quando verranno chieste le informazioni in merito a questa vaccinazione, il cui scopo è quello di sapere se gli studenti hanno fatto il vaccino, hanno avviato il programma di inoculazione, hanno rifiutato il trattamento o comunque hanno partecipato ad un colloquio di indottrinamento sull’utilità del vaccino stesso, sarà bene fare uso della prima possibilità prevista dalla legge, cioè rifiutarsi di fornire qualsiasi informazioni.
Alla domanda si potrà rispondere, eventualmente per iscritto, come segue:
“Io/noi sottoscritto/i …, nato/i a … il …, nella mia/nostra qualità di:
☐ genitori esercenti la potestà sul/la minore …, nato a … il …
☐ interessato
dichiaro di rifiutare formalmente di fornire qualsiasi informazione prevista dalla legge regionale 1/2024 e successive modifiche e integrazioni.”